L’unione falla forse di Fabio Leli: uno schiaffo all’omofobia

L’unione falla forse è un documentario che, come afferma il sottotitolo, affronta il tema dell’omofobia ai tempi delle unioni civili. Un film insolito, per molti scomodo perchè in grado di far riflettere sul Paese in cui viviamo, sulle sue contraddizioni e sui diritti universali. In occasione della sua distribuzione nelle sale cinematografiche italiane, abbiamo intervistato il suo autore e regista barese Fabio Leli.

L’unione falla forse ha ricevuto consensi e premi nei festival internazionali, e adesso il tuo film ha iniziato a girare anche in Italia. Al di là del pubblico dei festival che magari è più predisposto nel vedere prodotti che affrontano determinate tematiche, quale pubblico vorresti si avvicinasse al tuo film in Italia?

Spero che il pubblico sia composto da persone con la stessa mentalità che avevo io prima di fare questo film, cioè da gente comune che non si pone il problema dell’omosessualità ma che, magari, se scoprisse l’esistenza di movimenti omofobi e dei loro portavoce, si allarmerebbe proprio come è successo a me. Insomma, mi piacerebbe che il film fosse visto dall’italiano medio. Il mio non è un film per la comunità LGBT, ma ho cercato di renderlo più universale possibile. Ovviamente ho coinvolto chi è dentro questa tematica cioè le famiglie e qualche associazione che mi ha aiutato.

Dalle tue interviste agli esponenti politici e associazionistici che gravitano intorno al Family Day, emerge non solo che loro si sentono i paladini di una bigotta crociata per difendere i valori cristiani, ma anche che si percepiscono come assediati dalla comunità omosessuale che sta ordendo un complotto volto a scardinare l’ordine naturale delle cose. Cosa pensi al riguardo?

Questi esponenti praticano il vittimismo, si paragonano a vittime di una dittatura omosessuale e gender, una dittatura del pensiero unico. Credo che siano tutte mosse mediatiche molto pericolose, volte ad allargare il consenso. E riescono bene in questo, in quanto hanno espanso il loro bacino di utenze camuffando il loro messaggio omofobo come lotta per la difesa della famiglia. In questo modo, trascinano e reclutano una massa di persone vicine al mondo delle parrocchie e degli scout, dai giovanissimi ai più anziani. Nel congresso della famiglia che c’è stato recentemente a Verona si sono ritrovati tutti questi movimenti d’Italia, ma è interessante notare che non c’era l’appoggio della Chiesa.

Il lavoro documentaristico parte da premesse neutrali, di investigazione, ma poi con il montaggio, gli accostamenti, i commenti musicali, prende un preciso taglio e punto di vista. Nel tuo film attraverso l’ironia, la fotografia e i colori dell’immagine, metti in mostra una parata di personaggi grotteschi, purtroppo reali. Quanto credi siano importanti prodotti cinematografici come il tuo per far riflettere il pubblico e far prendere coscienza sul nostro presente?

Credo che siano molto importanti, ma purtroppo ce ne sono pochissimi, e quei pochi non hanno la visibilità che meriterebbero. Non dico che debbano per forza essere sponsorizzati e pubblicizzati, ma almeno la parte attiva del Paese, cioè quella composta da un giornalismo fatto in un certo modo, dovrebbe cercare, trovare e scovare prodotti come questo e dar loro il giusto spazio. Questo però non accade perchè tutto è diventato massmediatico, e anche il web non facilita le cose in quanto questi prodotti si rivolgono a un bacino di pubblico ridotto, e quindi non pagano a livello di visualizzazioni e di pubblicità. Far riflettere il pubblico è importante ma accade di rado, ormai i prodotti audiovisivi, i film, per non parlare della tv, sono stracolmi di stupidità. A causa di questo è difficile far destare le persone, assuefatte da questi contenuti, e portarle a pensare, a ragionare, a farle interessare a qualcosa di diverso. Anche nei film a tematica LGBT vediamo cose ridicole: personalmente non m’interessava far vedere gli omosessuali che si incontrano, si baciano e s’innamorano, perchè dovremmo già essere oltre questo, ma volevo mostrare l’ondata di estrema destra che sta coinvolgendo tutto il mondo e che minaccia i diritti universali.

Giovanni Boccuzzi

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